Arcipreti & Prelati
Le nostre Città hanno sempre avuto un rapporto intenso con i Pastori che sono stati via via chiamati a guidare le comunità cristiane, riconoscendo in loro non solo i maestri della fede, ma spesso anche i maestri di vita. Tanti di noi possono raccontare episodi particolari che hanno inciso nella maturazione della propria personalità, dove sono stati protagonisti i Parroci della fanciullezza e dell'adolescenza! Uomini che nella loro semplice umanità e solida spiritualità, accompagnate il piu delle volte da profonda cultura, hanno impresso un segno indelebile, poiché hanno trasmesso insegnamenti e valori che continuano ancora ad orientare le scelte della vita. Conoscere i nomi, le storie e - quando è possibile - i volti di coloro che hanno formato intere generazioni di uomini e di credenti è piu che doveroso, per non lasciar cadere nell'oblio figure che molte volte hanno fatto la storia delle nostre Città.
In queste pagine, raccogliendo il lavoro realizzato da Angelo Martellotta con il volume Arcipreti e Prelati di Alberobello, abbiamo raccolto brevi schede biografiche che consentono di conoscere non solo i dati anagrafici dei singoli Sacerdoti, ma anche le caratteristiche personali e i fatti salienti accaduti negli anni del ministero svolto nella Parrocchia di Alberobello. Sono dei flash che opportunamente inquadrano le singole figure nel contesto del loro tempo; questo sfondo storico risulterà poi utile per comprendere le linee di azione dei Parroci che si sono succeduti fino ai nostri giorni nella guida della comunità. Non poteva mancare, infine, un riferimento a quelli che giustamente sono riconosciuti come i figli piu illustri del clero cittadino, perché chiamati al ministero episcopale: mons. Marco Antonio Lippolis e mons. Cosmo Francesco Ruppi. Pur vivendo in tempi e contesti sociologici differenti, con il loro zelo pastorale entrambi hanno lasciato tracce indelebili nelle Diocesi loro affidate. Auguro che chi accosterà a leggere queste pagine si senta sollecitato a guardare con simpatia i propri Pastori, a star loro vicino, offrendo il sostegno e la collaborazione pastorale per rendere sempre piu belle e dinamiche le comunità di appartenenza. Grazie a Dio è passato il tempo in cui il Parroco si sentiva "padrone" e gestiva da solo la vita delle Parrocchie! Oggi tutti i battezzati sono invitati a sentirsi corresponsabili della vita della comunità, ciascuno mettendo a frutto i propri talenti, in spirito di servizio e mai di rivalsa. Anche il cammino di riscoperta della sinodalità, che la nostra Diocesi ha intrapreso dal passato anno pastorale, è stato voluto proprio per rimettere al centro della vita parrocchiale l'intero popolo di Dio. Una Chiesa viva e feconda è quella dove ciascuno, nella fedeltà alla propria vocazione, non guarda dall'esterno i fatti che accadono ma li vive dal di dentro, lasciandosi coinvolgere nella dinamica dell'evangelizzazione.
da: Prefazione di mons. Giuseppe FAVALE, dal testo di Angelo Martellotta - Arcipreti e Prelati di Alberobello - ed AGA, Alberobello, 2018
dott. Don Giovanni Battista Mastrangelo (1939 - 1946)
- Dettagli
- Scritto da Amministratore: Francesco Pinto
- Categoria: Arcipreti & Prelati
- Visite: 395
Il periodo storico era particolarissimo; ci troviamo alla fine della seconda guerra mondiale.
In questo periodo il can. dott. Giovanni Battista, zelante decurione dell'Unione dei Cooperatori Salesiani, svolgeva il suo apostolato di parroco-arciprete in Turi, e poi passò a guidare la Chiesa di Alberobello. È stato considerato grande benefattore e fervente imitatore delle virtù dell'Ordine di Giovanni Bosco, il santo che ebbe anche il merito di prevenire le devianze e di avviare i giovani al lavoro. Il Nostro "improntò di prevenire le devianze e di avviare i giovani al lavoro. Il Nostro improntò il sacro ministero allo spirito di don Bosco, diffondendo ovunque la devozione al santo. Di molti curò l'istruzione e la conversione al Cattolicesimo, degli altri, rispettosissimo com'era, rimase buon amico.
In questo periodo la Festa dei Santi Medici non fu effettuata il 27 settembre del 1943 annulando la processione dei pellegrini delle 11,05 e quella degli alberobellesi del 28 settembre delle ore 17,05.
Mons. d. Giuseppe Contento (1954 - 1989)
- Dettagli
- Categoria: Arcipreti & Prelati
- Visite: 727
Città natale Cernavoda (Romania), nacque il 27 marzo 1909 secondo il calendario ortodosso, mentre per il calendario cattolico corrispondeva al 9 aprile 1909. Ordinato sacerdote il 25 luglio 1935, già arciprete di Turi dal 1941, fu immesso nel nostro Santuario il 25 ottobre 1954. Morì il 16 dicembre 1991.
Subito dopo il secondo conflitto mondiale dagli Stati Uniti pervennero attraverso il Piano Marshall per la ripresa europea numerosi aiuti. Alberobello ricevette, per le attività caritative dei cattolici americani, gli aiuti POA, Pontificia Opera Assistenza, che furono provvidenziali per la Parrocchia dei Santi Medici; a distribuire gli aiuti alimentari ci pensò il nuovo parroco, don Giuseppe Contento.
Don Peppino, così lo hanno sempre chiamato i suoi parrocchiani, fu ordinato presbitero il 25 luglio 1935, e il primo ottobre dell'anno successivo mons. Gregorio Falconieri lo inviò a Turi dove iniziò il suo apostolato come viceparroco e cappellano del carcere con 400 detenuti, dei quali 50 erano ergastolani, e verso cui si prodigò con abnegazione nell'esercizio della carità.
In questo paesino visse 18 anni e dedicò tutto il suo apostolato. Amava le posizioni chiare, limpide, lineari, senza mezzi termini e, una volta stabilita una meta, cercava di raggiungerla con grande tenacia". Protestò per i diritti usurpati alla proprietà della chiesa di Santa Maria Assunta allorquando il Comune si appropriò del suolo accanto alla stessa e realizzò il mercato. Segnalò l'usurpazione, chiese il risarcimento dei danni e ne domandò la rimozione.
Il 19 marzo 1955, nel Palazzo Comunale alla presenza delle Autorità, del Consiglio comunale e di mons. Gregorio Falconieri, in modo solenne il sindaco, dr. Giuseppe Resta, volle conferire al Nostro, Canonico Onorario dell'Insigne Collegiale Capitolo di Turi, la Medaglia d'Oro con pergamena a ricordo imperituro della gratitudine filiale che la cittadinanza di Turi gli portava per l'incommensurabile entità di bene elargito fin dal suo arrivo. "Egli è restato e resterà - ebbe a dire il Sindaco - nell'animo nostro come un esempio luminoso di amore cristiano e, soprattutto, come un esempio di infaticabile guaritore di anime, di solerte bonificatore di coscienze, di insonne miglioratore delle condizioni spirituali del nostro popolo, di Angelo luminoso di bontà e di cristiana carità. I poveri, i diseredati, i derelitti non l'hanno dimenticato e non lo dimenticheranno; con essi Turi tutta avrà memoria di Lui, se è vero come è vero che il cuore di una città o di un paese si misurano dall'accostamento che esso ha verso i più umili, i meno provveduti, i più poveri, i meno fortunati.
Nominato arciprete di Alberobello curò con grande generosità ed abdicazione il restauro del santuario che ormai presentava un elevato grado di pericolosità. Infatti i muri, molto inumiditi, causavano la caduta di calcinacci e di frammenti di cornici; profonde erano le lesioni alle colonne del pronao, mentre le finestre delle absidi presentavano a causa delle spinte laterali vistose crepe. Impellenti restauri urgevano per assicurare stabilità, conservazione e per impedire ulteriori deterioramenti. Fu la Soprintendenza che, senza perdere altro tempo, sollecitò i lavori di consolidamento, preoccupazione espressa anche dall'Ufficio del Genio Civile di Bari, e assicurò che sarebbe stato inizialmente lo Stato ad accollarsi l'intero ammontare del restauro, salvo poi a rivalersi della somma investita. Grazie all' on. Aldo Moro, allora Ministro della Pubblica Istruzione, con proprio decreto dispose che all'Ente chiesa si sostituisse lo Stato nell'eseguire i lavori di copertura e di impostazione per la cupola progettata dal Curri (questa sarebbe costata 30 milioni di lire circa). Tutto venne finanziato dal Provveditore Regionale ai Lavori Pubblici. Vennero demolite tutte le volte, furono consolidati i piloni destinati a reggere la cupola, si diede inizio ad erigere il braccio sinistro. Dal tetto sventrato la luce solare si riverberava sugli altari, in tutti gli angoli e sui calcinacci. Nel 1962 i lavori di stucco e di doratura delle pareti furono eseguiti dalla ditta Nicola Solenne, su progetto di Francesco Turchiano, autore dei quattro evangelisti. Altare maggiore era stato demolito e venne acquistato dalla chiesa di san Giovanni di Turi, dov'è tuttora visibile. [iscrizione in lettere romaniche alte 10 centimetri del nuovo altare venne dettata da mons. Cosmo Francesco Ruppi; i pannelli e gli amboni furono creati dallo scultore Giuseppe Pirrone. Per ogni descrizione dell'interno si rimanda al contenuto della Guida storica e artistica della Basilica. Vennero realizzati i pavimenti in pietra di Trani, mentre una lingua in granito Rosso Tranas collegò l'ingresso al nuovo altare. Finché la parrocchia venne retta da don Peppino Contento, essa
continuò ad arricchirsi del portale e di quadri di Adolfo Rollo e di Onofrio Bramante. Nel 1982 ci si preoccupò per la staticità dei due campanili, soprattutto quello di destra, per il leggero movimento roto/traslatorio; era divenuto un serio pericolo. S'intervenne successivamente per entrambi e i lavori furono portati a termine il 29 agosto 1989. In 200 anni dall'inizio reale della Parrocchia, 16 marzo 1814, la chiesa dedicata ai santi martiri Cosma e Damiano si può affermare con fierezza non è stata mai così bella. Quello stesso mese di agosto 1989, don Peppino scrisse sul Programma
della festa patronale: "Le prossime solennissime celebrazioni dei Santi Medici e Martiri Cosma e Damiano mi offrono l'occasione per rivolgere a tutti i cari cittadini, vicini e lontani e a tutti i devoti un cordiale saluto di commiato, perché io ormai ottuagenario, sono costretto, a causa delle mie malferme condizioni di salute, di cedere il mio posto di Arciprete Parroco a un nuovo Arciprete nella degnissima persona che la Provvidenza ci manda don Giovanbattista Martellotta, già Parroco della chiesa del Carmine di Conversano. Egli sarà coadiuvato nel suo lavoro pastorale dal Vice parroco don Nicola Redavid e da me, nei limiti del possibile".
Don Giovanni Martellotta (1989 - 2012)
- Dettagli
- Scritto da Amministratore: Francesco Pinto
- Categoria: Arcipreti & Prelati
- Visite: 1126
Don Leonardo Sgobba dal 2012
- Dettagli
- Scritto da Amministratore: Francesco Pinto
- Categoria: Arcipreti & Prelati
- Visite: 901
Città natale Alberobello, è nato il 9 dicembre 1949. Ordinato sacerdote il 6 luglio 1974, è stato nominato arciprete il 12 ottobre 2012.
Negli ultimi anni molti fattori di cambiamento hanno trasformato l'economia e la società, passando da un'agricoltura specializzata ad un forte sviluppo delle attività terziarie nelle città e lungo le coste. Non è mancato il flusso emigratorio verso l'Europa e nel Nord Italia, dove l'apertura di novelli mercati ha richiesto nuova manodopera, determinando la definitiva scomparsa della tradizionale società contadina del Sud, nonostante i tentativi successivi dell'obbligo delle imprese a partecipazione statale a collocare nel Meridione il 60% dei nuovi impianti. La crisi petrolifera del 1973 modificò alla radice il problema del Mezzogiorno e vennero trasformate profondamente anche le prospettive nazionali e internazionali. Il miracolo economico che l'Italia conobbe negli anni Sessanta non fu continuo, ma a partire del 1973 s'innescò una spirale inflazionistica, ingenerando, perfino nella società operaia, abituata alla lotta dietro la spinta dei sindacati, effetti rigidi che condussero ad una pesante fase di stagnazione. I.:. industria italiana non fu piu competitiva rispetto all'estero, ma venne messa nelle condizioni di rinnovarsi; i salari vennero uniformati in tutta Italia e fu la causa del disincentivo a investire nel Meridione, generando disoccupazione, lavoro nero, minori consumi, stili di vita diversi. Tuttavia, si ebbero un grado di acculturazione differente, nuove forme associative e sistemi di relazioni sociali.
Fu in questo clima che don Leonardo venne ordinato sacerdote il 6 luglio 1974 nella chiesa dei Santi Medici dal vescovo mons. Antonio D'Erchia; si prostrò davanti all'altare, gesto che "per i sacerdoti indica l'abbandono nelle mani Dio, lasciare agire Dio, affinché egli compia la sua azione salvifica nella vita del sacerdote e in quelli di tutti gli uomini lungo la storia". Rimase in Parrocchia, contribuendo anch'egli in quegli anni all'evoluzione del tempio cristiano, affiancando l'opera inesauribile di don Giuseppe Contento e, dopo 13 anni di sacerdozio, come viceparroco in Alberobello, il 10 ottobre 1987, venne destinato alla parrocchia Regina Pacis di Monopoli, dove vi rimase per 10 anni per poi trascorrere altri due lustri in quella di Polignano a Mare e gli ultimi 5 anni a contatto con i fedeli di Santa Maria del Carmine in Pezze di Greco.
Probo e rispettoso dei santi Cosma e Damiano, ha sempre sostenuto che v'è un momento della sua vita particolarmente affascinante e che si ripete ogni anno nel giorno della festa dei Santi ch'egli venera; soprattutto è la fila dei pellegrini a commuoverlo, che, camminando nella notte buia, giungono a piedi per radunarsi davanti al santuario e ascoltare la messa, prima che sorga l'alba.
Nel 2020, causa l'esplosione della pandemia virale Covid-19 la festa civile dei Santi Medici non fu effettuata come anche le processioni del 27 e del 28 settembre.
da: Angelo Martellotta - Arcipreti e Prelati di Alberobello - ed AGA, Alberobello, 2018
Domenico Morea (1867 - 1902)
- Dettagli
- Scritto da Amministratore: Francesco Pinto
- Categoria: Arcipreti & Prelati
- Visite: 2054