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Categoria: Arcipreti & Prelati
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donPeppinoContento

Città natale Cernavoda (Romania), nacque il 27 marzo 1909 secondo il calendario ortodosso, mentre per il calendario cattolico corrispondeva al 9 aprile 1909. Ordinato sacerdote il 25 luglio 1935, già arciprete di Turi dal 1941, fu immesso nel nostro Santuario il 25 ottobre 1954. Morì il 16 dicembre 1991.

Subito dopo il secondo conflitto mondiale dagli Stati Uniti pervennero attraverso il Piano Marshall per la ripresa europea numerosi aiuti. Alberobello ricevette, per le attività caritative dei cattolici americani, gli aiuti POA, Pontificia Opera Assistenza, che furono provvidenziali per la Parrocchia dei Santi Medici; a distribuire gli aiuti alimentari ci pensò il nuovo parroco, don Giuseppe Contento.

Don Peppino, così lo hanno sempre chiamato i suoi parrocchiani, fu ordinato presbitero il 25 luglio 1935, e il primo ottobre dell'anno successivo mons. Gregorio Falconieri lo inviò a Turi dove iniziò il suo apostolato come viceparroco e cappellano del carcere con 400 detenuti, dei quali 50 erano ergastolani, e verso cui si prodigò con abnegazione nell'esercizio della carità.

In questo paesino visse 18 anni e dedicò tutto il suo apostolato. Amava le posizioni chiare, limpide, lineari, senza mezzi termini e, una volta stabilita una meta, cercava di raggiungerla con grande tenacia". Protestò per i diritti usurpati alla proprietà della chiesa di Santa Maria Assunta allorquando il Comune si appropriò del suolo accanto alla stessa e realizzò il mercato. Segnalò l'usurpazione, chiese il risarcimento dei danni e ne domandò la rimozione.

Il 19 marzo 1955, nel Palazzo Comunale alla presenza delle Autorità, del Consiglio comunale e di mons. Gregorio Falconieri, in modo solenne il sindaco, dr. Giuseppe Resta, volle conferire al Nostro, Canonico Onorario dell'Insigne Collegiale Capitolo di Turi, la Medaglia d'Oro con pergamena a ricordo imperituro della gratitudine filiale che la cittadinanza di Turi gli portava per l'incommensurabile entità di bene elargito fin dal suo arrivo. "Egli è restato e resterà - ebbe a dire il Sindaco - nell'animo nostro come un esempio luminoso di amore cristiano e, soprattutto, come un esempio di infaticabile guaritore di anime, di solerte bonificatore di coscienze, di insonne miglioratore delle condizioni spirituali del nostro popolo, di Angelo luminoso di bontà e di cristiana carità. I poveri, i diseredati, i derelitti non l'hanno dimenticato e non lo dimenticheranno; con essi Turi tutta avrà memoria di Lui, se è vero come è vero che il cuore di una città o di un paese si misurano dall'accostamento che esso ha verso i più umili, i meno provveduti, i più poveri, i meno fortunati.

Nominato arciprete di Alberobello curò con grande generosità ed abdicazione il restauro del santuario che ormai presentava un elevato grado di pericolosità. Infatti i muri, molto inumiditi, causavano la caduta di calcinacci e di frammenti di cornici; profonde erano le lesioni alle colonne del pronao, mentre le finestre delle absidi presentavano a causa delle spinte laterali vistose crepe. Impellenti restauri urgevano per assicurare stabilità, conservazione e per impedire ulteriori deterioramenti. Fu la Soprintendenza che, senza perdere altro tempo, sollecitò i lavori di consolidamento, preoccupazione espressa anche dall'Ufficio del Genio Civile di Bari, e assicurò che sarebbe stato inizialmente lo Stato ad accollarsi l'intero ammontare del restauro, salvo poi a rivalersi della somma investita. Grazie all' on. Aldo Moro, allora Ministro della Pubblica Istruzione, con proprio decreto dispose che all'Ente chiesa si sostituisse lo Stato nell'eseguire i lavori di copertura e di impostazione per la cupola progettata dal Curri (questa sarebbe costata 30 milioni di lire circa). Tutto venne finanziato dal Provveditore Regionale ai Lavori Pubblici. Vennero demolite tutte le volte, furono consolidati i piloni destinati a reggere la cupola, si diede inizio ad erigere il braccio sinistro. Dal tetto sventrato la luce solare si riverberava sugli altari, in tutti gli angoli e sui calcinacci. Nel 1962 i lavori di stucco e di doratura delle pareti furono eseguiti dalla ditta Nicola Solenne, su progetto di Francesco Turchiano, autore dei quattro evangelisti. Altare maggiore era stato demolito e venne acquistato dalla chiesa di san Giovanni di Turi, dov'è tuttora visibile. [iscrizione in lettere romaniche alte 10 centimetri del nuovo altare venne dettata da mons. Cosmo Francesco Ruppi; i pannelli e gli amboni furono creati dallo scultore Giuseppe Pirrone. Per ogni descrizione dell'interno si rimanda al contenuto della Guida storica e artistica della Basilica. Vennero realizzati i pavimenti in pietra di Trani, mentre una lingua in granito Rosso Tranas collegò l'ingresso al nuovo altare. Finché la parrocchia venne retta da don Peppino Contento, essa
continuò ad arricchirsi del portale e di quadri di Adolfo Rollo e di Onofrio Bramante. Nel 1982 ci si preoccupò per la staticità dei due campanili, soprattutto quello di destra, per il leggero movimento roto/traslatorio; era divenuto un serio pericolo. S'intervenne successivamente per entrambi e i lavori furono portati a termine il 29 agosto 1989. In 200 anni dall'inizio reale della Parrocchia, 16 marzo 1814, la chiesa dedicata ai santi martiri Cosma e Damiano si può affermare con fierezza non è stata mai così bella. Quello stesso mese di agosto 1989, don Peppino scrisse sul Programma
della festa patronale: "Le prossime solennissime celebrazioni dei Santi Medici e Martiri Cosma e Damiano mi offrono l'occasione per rivolgere a tutti i cari cittadini, vicini e lontani e a tutti i devoti un cordiale saluto di commiato, perché io ormai ottuagenario, sono costretto, a causa delle mie malferme condizioni di salute, di cedere il mio posto di Arciprete Parroco a un nuovo Arciprete nella degnissima persona che la Provvidenza ci manda don Giovanbattista Martellotta, già Parroco della chiesa del Carmine di Conversano. Egli sarà coadiuvato nel suo lavoro pastorale dal Vice parroco don Nicola Redavid e da me, nei limiti del possibile".

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