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La suocera di PietroImmaginiamo la visita improvvisa e inaspettata di Gesù nella casa dove c’è la suocera di Pietro ammalata con la febbre. Apriti cielo! Con tutte le occasioni buone che c’erano’, avrà pensato la donna, dovevi portarmi in casa il Maestro proprio quando sono a letto con la febbre e la casa è tutta in disordine!’ Mio genero… il solito im-branato!, avrà mormorato la suocera.

Ma forse non è un caso: Gesù entra nella nostra casa senza schifarsi. Entra nella nostra malattia, addirittura ci tocca, ci prende per mano mentre siamo malati, non ha paura, di contagiarsi, respira l’aria malata della nostra casa. Quella della suocera di Pietro è una casa che non funziona bene, è una casa bloccata, nella quale qualcuno ha smesso di servire, è una casa in cui la vita si sta spegnendo.

Gesù non chiede il permesso: è venuto per i maati, non per i sani, è proprio lì che deve entrare. Prende per mano, là dove pulsa la vita, rimette in piedi, cioè risuscita. Se fosse per la suocera di Pietro, forse avrebbe preferito rimanere nella sua malattia, forse non avrebbe aperto la porta. Come nella sinagoga, così in questa casa, Gesù entra per ridare vita, per mettere in movimento, per risvegliare dal sonno, per guarire dalla malattia. Grazie, Gesù per tutte le volte che entri nella mia vita anche senza essere invitato.

Quando ci vediamo malati, indeboliti, affaticati, è difficile credere che possiamo farcela. Eppure l’incontro con Gesù fa scoprire risorse che non pensavamo di avere!.


Buona Domenica
Don Leonardo

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Ph Francesco Pinto, 2016È la domenica della Santa Famiglia di Nazareth! Della famiglia mi affascina la figura di Maria la mamma, delineata da Luca nel secondo capitolo del suo Vangelo, come una scrigno che ‘‘custodisce e considera tutto nel suo cuore.’’ Per ben due volte Luca lo riporta.(Lc 2,19.51).

Cosa conserviamo nel cuore? La vita spesso ci scivola addosso. Le esperienze ci succedono. I fallimenti crescono. Eppure il cuore è il luogo in cui le cose possono trovare senso. Maria è la donna del discernimento. Ricordare e custodire, l’azione della memoria, è il primo e inevitabile passo di chi vuole discernere dove Dio ci spinge. Maria raccoglie e preserva il materiale su cui occorre fare discernimento. Per non lasciarci spingere dall’emotività, per evitare che siano gli affetti a portarci dove non vogliamo, occorre pazienza. Possiamo solo immaginare il vorticedi emozioni e sentimenti che hanno attraversato Maria davanti a eventi forti e sorprendenti. Eppure Ella aspetta. Non pretende di capire o decidere subito. Ella accoglie, senza giudicare. La vita ci attraversa con la sofferenza e il dolore, eppure Maria sa mettere questo insieme a tutto il resto.

È dentro questo scrigno che Gesù ha potuto trovare le strade da percorrere. Come la Chiesa, Maria ci benedice non nel nome di se stessa, ma in nome di suo Figlio, che da parte sua benedice noi nel nome del Padre e dello Spirito Santo.


Buona Domenica e Buon Anno!
Don Leonardo

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c7fb9 ascensione del signoreAlla fine si dicono le cose più importanti. Quando si sta per chiudere il libro, quando si è sul punto di chiudere la porta per un mandato, nell’ultimo abbraccio, lì è il momento di dire l’essenziale, ciò che non si può fare a meno di dire. La prima lezione di Gesù nel vangelo di Matteo aveva a che fare con la felicità, le beatitudini. L’ultima, quando ormai sta per chiudere i cancelli della scuola, prima di essere portato via, ha a che fare con l’umanità. Cosa vuol dire essere uomini?
È come se tutto il cammino del Vangelo, tutto il cammino fatto con il Figlio di Dio, tutta l’ esperienza di Dio, non dovesse portarci ad altro che a recuperare e a vivere in pienezza la nostra umanità. Sei uomo quando ti accorgi che esiste qualcun altro oltre la tua pancia. La pancia, sì, quella pancia che custodisce la tua fame, la tua voracità, il tuo appetito, la pancia che mi fa concentrare tutto su me stesso, che mi persuade che esiste solo il mio bisogno. Siamo uomini quando non cerchiamo Dio nelle grandi cose, nel-le manifestazioni straordinarie, negli atti eroici, siamo uomini quando ci accor-giamo di Dio nella banalità del quotidiano, quando siamo capaci di vederlo anche nella ferialità: dove mi stai chiamando oggi, Signore, a vederti? In quale grido, in quale sorriso, in quale pianto?

Buona domenica
Don Leonardo

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El CristoIl Vangelo di Marco che ci accompagnerà in questo nuovo anno liturgico iniziato con la prima domenica di Avvento comincia così:

‘‘Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.’’ Inizio è una parola drammatica. Una parola davanti alla quale si può esser presi dall’entusiasmo o dall’angoscia. Una parola che può essere vissuta come possibilità o come delusione. È una parola che mi fa pensare al padre Gino Cecchettin che dice ai funerali della figlia Giulia ventiduenne ammazzata dal fidanzato Filippo: ‘‘Voglio sperare perché questa pioggia di dolore fecondi il terreno di queste nostre vite e che un giorno possa germogliare.’’ Ma questa parola, inizio, mi fa anche pensare a quelle povere per-sone, spesso giovani, che pur non avendo subito una terribile disgrazia sulla propria pelle, sono bloccati dalla paura, non riescono a fare un passo nella vita anche se frequentano le scuole di ballo, vivono nella convinzione che il treno della vita sia ormai passato e che non ci sia più speranza di ricominciare. Soprattutto a loro il Vangelo dice che un nuovo inizio è sempre possibile. Siamo morti quando pensiamo che per noi un nuovo inizio non sia più possibile: anche in questo senso il Vangelo ci ridona la vita. L’inizio è anche speranza, desiderio come si augura il padre Gino Cecchettin. L’inizio, in effetti come dicevano gli antichi greci, è archè, è causa, fonte, è ciò che mette in moto un processo. In ogni inizio c’è anche tutto questo. Un nuovo inizio è possibile solo se desideri veramente; se c’è il desiderio che ti mette in moto.

Buon Avvento!
Don Leonardo

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Eventi in Parrocchia

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2 giugno, Festa della Repubblica Italiana

La Basilica

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Le Campane della Basilica in un articolo del prof. Gino Angiulli

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il dotto Domenico Morea "illustrato" dal dir. Modesto Cammisa