Nella parabola della vite, che Gesù dice nella pagina del vangelo odierno, c’è in primo luogo una consolante e mirabile garanzia: noi siamo radicati nella nostra vita da qualche parte. Non siamo isolati. Non siamo in balia del nostro problematico io e neanche siamo semplici creature di un creatore inafferrabile che può sempre darci l’esistenza e, fino a quando gli piace, anche conservarcela. Noi siamo piuttosto congiunti con una sorgente forte e feconda, in forza della quale possiamo vive-re un’esistenza utile e significativa.
In secondo luogo nella parabola rileviamo che c’è l’urgente esigenza, fondata sulla garanzia detta sopra, a perseverare in questa sorgente: “Rimanete in me, allora io rimango in voi”. L’esigenza è così pressante che dietro di essa sta addirittura una minaccia: chi non rimane si dissecca, viene tagliato, brucia. Ciò consegue per così dire naturalmente, come indica il simbolo della vite e i tralci, ma consegue anche personalmente, poiché Dio il Padre stesso (l’agricoltore) ha in cura l’unità del Figlio con i suoi rami o membri. Questa unità è l’evento centrale del mondo e della sua storia, ed è così stretta che non tollera mezze misure: o il tralcio è nella vite, oppure ne è diviso.
Questo deve starci a cuore: “Senza di me non potete fare nulla”, anche per quanto potete produrre da voi stessi.
Buona Domenica! Don Leonardo